sabato 2 aprile 2011

Assignment 3

Che noia studiare le materie che non ti piacciono, che stress le interrogazioni, i compiti in classe, che incubo doversi alzare presto tutte le mattine, per di più col pensiero di dover ascoltare quella professoressa esse-ti-erre-o-enne-zeta-a che non riesce a essere interessante e si vede lontano un miglio che anche lei vorrebbe essere da tutt’altra parte, a fare un altro lavoro, uno qualsiasi, tutti tranne quello, tutto pur di non aver più nulla a che fare con un branco di adolescenti ingrati.
Io però a scuola ci sono andata volentieri e ho anche saputo apprezzarla.
Diciamo che sono stata fortunata, che nel mio percorso ho conosciuto molti professori, maestri, che amano il loro lavoro, che riescono ancora a entusiasmarsi spiegando Kant, a commuoversi leggendo Montale, che sanno farti cogliere le connessioni tra materie apparentemente lontanissime. Che credono che quello che fanno serva a qualcosa, che pensano di essere in grado di aiutare un adolescente a diventare una persona adulta.
Non c’è dubbio che la scuola nel suo insieme in Italia sia tutta da rifare. Strutture, programmi didattici, metodi di valutazione, controlli sui professori, mancanza di confronto e connessioni con le scuole degli altri paesi etc etc. Ci sarebbero da riempire pagine e pagine.
In alcuni casi però certi professori riescono a fare la scuola da soli, a essere la scuola. Riescono a diventare dei piccoli Keating (il professore protagonista de L’attimo fuggente). E Internet non ha chance: non potrà mai sostituire queste persone, la loro umanità, la loro passione, il loro sentimento.
Tra questi professori ce ne sono stati molti che hanno riconosciuto il valore della rete: hanno espresso la necessità di dotare ogni classe di almeno un computer per essere in ogni momento in grado di accedere al web, hanno incoraggiato l’approfondimento autonomo su Internet.
La scolarizzazione ci distacca dalla vita vera? Può essere, a volte. Per esempio quando diventa nozionismo.  La scuola non è all’altezza di tramandare la conoscenza dei nostri nonni, il sapere sulle cose vive, sull’ascoltare la natura; la massa è ancora interessata? Personalmente penso di no, purtroppo. Assumiamo un atteggiamento passivo nell’imparare? Sì, spesso nelle scuole si trattano argomenti inutili e si tralascia il dibattito sulle questioni importanti. Il ’baco’ è alla base, e la scuola ne risente come ne risentono i rapporti interpersonali, sia quelli off che on line.
Dobbiamo rivoluzionare la scuola e far si che internet ne faccia parte. Il web deve essere strumento di supporto da usare costantemente ma non la soluzione alternativa. Secondo me non ne è ancora all’altezza. Forse sono troppo romantica e mi piace troppo il fruscio delle pagine e l’odore dei libri nuovi.
Forse siamo noi, la massa, che non abbiamo abbastanza fiducia e crediamo di non riuscire a trovare i nodi che ci servono.
Con questo non voglio sminuire o declassare la rete: ci offre la possibilità di ampliare i nostri orizzonti, di scoprire cose nuove in tempi velocissimi, può offrire spunti per nuovi interessi e i feed rss, per esempio, ci possono essere d’aiuto in questo. Basta poco, non servono grandi conoscenze, giusto un po’ di curiosità e la voglia di sapere, di scoprire, di arricchire il proprio bagaglio. Dovrebbe essere la scuola a darci questa voglia e non lo fa? Forse non è la scuola l’unico problema.
Internet mette istantaneamente in contatto le persone. Anche quelle lontanissime o diversissime. Il web è ciò che ci può salvare dal turbine dei cambiamenti, ciò che ci rende in grado di stare al passo col nuovo senza finire affogati e riesce in questo perché è ‘vivo’, o quantomeno brulica di vita.
L’informazione con lo sviluppo del web è stata rivoluzionata positivamente. E poi internet è democratico, lascia spazio a tutti, non fa discriminazioni di alcun genere.
Chi ha scelto di fare il medico non può non credere nel potere delle connessioni perché nel suo lavoro (se è giusto usare il termine lavoro) ne dovrà stabilire moltissime, coi suoi colleghi, coi suoi pazienti.

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